Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIA
« Noi saremmo senza fede e senza cuore — era detto nella lettera — se nel giorno del cimento non invocassimo sul nostro esercito, che animoso corre al conflitto, la protezione del Dio delle vittorie. »
Il vescovo di Lucerà, mons. Chiesa, rivolse una circolare al clero e al popolo, in cui esortava ogni cittadino ad adoperarsi per le opere di guerra, e, specialmente rivolgendosi ai soldati, diceva :
« O dilettissimi soldati, abbiate sempre scolpiti nella vostra mente questi tre pensieri : Dio, Patria, Sovrano. Al Dio degli eserciti rivolgete spesso la vostra fervida preghiera; alla Patria e al Sovrano consacrerete il vostro braccio, e dal cimento, ce l'auguriamo, uscirete vittoriosi e salvi. »
Mons. Arista, vescovo di Acireale, trovandosi a Randazzo nei giorni in cui fu dichiarata la guerra, con la sua opera valse a confortare gli animi efficacemente, or benedicendo i richiamati, or con funzioni speciali comunicando i partenti, or dividendo ricordi, or invitando le dame a costituirsi in comitato, ora rivolgendo la sua paterna ed eloquente parola in tutte le chiese. Con altrettanto frutto l'opera sua si svolse pure in altri centri della diocesi.
Un'omelia pronunciata in Duomo dal vescovo di Sansevero, mons. Pizzi, terminava con queste parole : « O Spirito Santo, scendete su tanti baldi giovani, che sono il fiore della gioventù italica; date loro lo spirito di fortezza : fate che siano fedeli alla ioro bandiera; fate che presto tornino sani e salvi e col grido della vittoria, del bene della Patria, della gloria di Dio! Così sia. »
Nella cattedrale di Taranto, 1' arcivescovo monsignor Cecchini celebrò una messa solenne con l'intervento del Duca degli Abruzzi, di ufficiali di terra e di mare, di numerosi militari e d'immenso popolo. L'arcivescovo pronunciò dopo la funzione un patriottico discorso, implorando la benedizione sulle armi italiane e sui nostri eroici soldati, ed auspicando di poter presto, nel medesimo tempio, celebrare la vittoria.
L'arcivescovo di Firenze, mons. A. Mistrangelo, di-
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