Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAdefilate e assai difficili da individuare e da cont.buatte-re; mentre alle artiglierie sparse e occultate è facile concentrare il fuoco contro una linea continua di trincee. E. ancora : il sistema di trincee è immobile, e offre, sia in estensione, sia in profondità, un buon pasto ai cannoni. Il cannone scompare nella montagna ed è mobile; si può spostare. E non basta : la linea nemica forma un lieve saliente dentro le nostre posizioni, ciò che permette sopra tutto contro le nostre ali un incrocio di fuochi...
      E quando all'indomani il bollettino di Cadorna annu-ziava il doloroso abbandono della Zugna Torta e della linea di resistenza da Monte Maggio al Soglio d'Aspio, lo stesso critico metteva in rilievo che di fronte al bastione roveretano, formato dal Biaena, dal Ghello e dal Fi-nonchio e prolungantesi a oriente con quello dei Dossi di Folgaria, e più a oriente ancora, oltre l'Astico, coi forti e i trinceramenti di Lavarone, noi eravamo nella condizione di assedianti. Le nostre posizioni, posizioni di investimento, erano subordinate alla linea di resistenza nemica; dovevamo necessariamente seguirne la configurazione, adattarci anche a condizioni tattiche non favorevoli, pur di ottenere lo scopo di addentare il baluardo nemico, di sbrecciarlo a poco a poco, di demolirlo finalmente. Ma l'equilibrio era ancor lungi dall'essere rotto a nostro favore : eravamo arrivati a un punto morto in questa nostra guerra d'assedio; vi eravamo giunti, lo ripetiamo ancora ad onore dei combattenti, a conforto nostro, trasformando con sublime abnegazione una situazione di inferiorità in una situazione di parità. Ci aggrappavamo al terreno, ci arrampicavamo verso le posizioni nemiche. Così, ad esempio, la dorsale di Zugna Torta era battuta dal Biaena e dal Finonchio. E in Val di Terragnolo non tenevamo che le prime pendici sulla riva destra del Leno : gli austriaci erano alla finestra; per raggiungerli noi dovevamo scalare il muro.
      Sull'altipiano di Folgaria, la nostra fronte leggermente concava, con le ali avanzate verso il nemico e il centro ritratto indietro, era debole appunto alle ali e qualche vantaggio di quota che ivi potevamo avere non era compensato dallo svantaggio di dover subire dei fuochi
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 19. "Strafe-expedition"
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 159

   

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