Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      STR. A FE-EXPED1TIONri era travolgente. Gli austriaci non seppero resistere : e le posizioni del Belmonte furono riconquistate.
      « Per cinque volte la terribile impresa venne ripetu ta : sanguinosissima. Ieri mattina, dopo una notte d'inferno con proiettili che si abbattevano dappertutto, gK austriaci riuscirono ancora una volta a sbrecciare la linea, a occupare Belmonte, a sorpassarlo. Nuclei di invasori si spinsero innanzi fino al ponte di Campiello in Val Canaglia. Sono quasi tre chilometri di montagna : la ferita pareva insanabile per il momento. Ma c'erano i granatieri. Storditi dal fuoco, spossati e ridotti dagli, innumerevoli assalti, senza piů la guida di molti ufficiali, caduti nella rapida epopea dei contrattacchi furiosi, inferiori di numero e di artiglieria : ma indomabili.
      « Non volevano soggiacere, non volevano cedere. E si buttarono addosso agli invasori, li voltarono, li rincorsero, riguadagnarono i tre chi ometri perduti. Al tramonto i granatieri magnifici stavano di nuovo sul Bei-monte...
      « La battaglia arde su tutta la linea del Posina e del-l'Astico. Gli austriaci si avventano contro la muraglia.
      « Infuriano con attacchi contro il Pasubio, la saldissima testa di linea sul fianco sinistro, cercando di attorniarlo in direzione di Forni Alti. Ma il Pasubio resiste, tragico e cupo nella sua austera maestŕ coronata di nevi.
      « Molestano continuamente il Novegno, la catena che oppone al di qua del Posina la granitica diga all'invasione. L'altra notte si sono incanalati in grosse pattuglie fra Monte Spin e Monte Cogolo per venire all'assalto di Malga Brůsola, una valletta dalla quale si passa al primo torrione del Novegno. Si passa... Ma non passarono gli austriaci ».
      Quando le nostre truppe dovettero sgombrare il Cengio, non ne lasciarono al nemico il comodo godimento. Le nostre fanterie, strisciando fra i blocchi, insanguinandosi spesso le mani negli involuti tronchi dei quercioli a cui si attaccavano per salire, ed alle punte taglienti della roccia, stabilivano un cordone alle falde meridionali del Cengio, solido e insuperabile come una cintura d'ac-
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 19. "Strafe-expedition"
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 159

   

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