Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
IL MINISTERO NAZIONALI-.
illusi sul margine di qual precipizio avevamo percorsi tanti decenni di vita internazionale; quando Principe, Governo e Popolo si trovarono iiresistibilmente afferrati dalla stessa necessità, restituiti t.lla solidarietà rinnovata dei santi odii e dei santi amori; quando la collettività si affacciò essa — gagliardamente — al proscenio della storia italiana, caduchi ed inutili diventarono i simboli che dovevano in solitudine esprimere la fede e l'au ^nrio dei giorni lontani. Rotta la guerra con l'Austria, la integrale ricostituzione della Patria nei suoi termini di libertà e sicurezza. Trieste e Trento, inestinguibili fari della rotta, diventarono e sono il programma sacro, intangibile e irriducibile di tutta la gente italiana.
ii Se io accettai, or è un anno, l'ufficio di Govei'no che mi veniva assegnato, non fu (lo dissi in ora non sospetta, con piena libertà di linguaggio) perchè un garante ed un guardiano occorresse là dove il dilemma inesorabilmente era posto a noi più che a qualunque altro dei belligeranti d'Europa : o la vittoria, e quella sola vittoria che poteva avere tal nome, o la fine.
« Accettai perchè non potevo negare agli uomini, che della dichiarazione di guerra hanno il grande incancellabile merito storico, un atto di solidarietà riconoscente; perchè non potevo consentire il sospetto che' pregiudiziali politiche avessero ad ergersi contro la meta della Patria in armi, perchè non potevo rifiutare il concorso di una rappresentanza di democrazia ad uomini di parte diversa ed opposta che in nome della solidarietà nazionale la domandavano.
« Ma oggi, alla luce di una coscienza che non conosce gli stimoli dell'ambizione, ho dovuto considerare se il mio rinnovato ingresso al Governo avesse quei requisiti di pubblica necessità che soli potevano giusfificare l'obbedienza ad una disciplina anche penosa. Ho ricordato che, se alcune ore liete e non del tutto infeconde potè avere la mia opera di quest'anno, furono quelle nelle quali venni in contatto, da Serravalle all'Isonzo, coi nostri mirabili combattenti, e mi trovai, da Napoli a Venezia, fra due nostre popolazioni degne in tutto di loro. E ripensai che se ebbi qualche ora di rammarico e.di soffe-
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