Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
IL MINIS I ERO NAZIONAI ì
Uzzo eia storicamente legato alle grandi e pure glorie di quella città di Venezia che gli austriaci, all'infuori di ogni necessità militare, stanno straziando, bisogna ben concludere che ogni ulteriore longanimità del nostro Governo a proposito del palazzo che ingiustamente l'Austria deteneva a Roma, sarebbe stata una colpa ».
Vincenzo Morello (Rastignac), dopo aver considerato la questione sotto l'aspetto diplomatico e sotto quello delle Guarentigie che non impedivano affatto la esecuzione del provvedimento, prospettava la tesi che egli chiamava di « diritto nazionale » aggiungendo :
« Il palazzo Venezia passò all'Austria per effetto del Trattato del '66, come il Trentino. La ragione politica, più che la guerra interrotta, ce lo tolse, come ci tolse il Trentino. Ma la ragione politica non crea titoli di proprietà inalienabili, come non crea titoli di dominazione imprescrittibili. Quello che la ragion politica distrae, la ragion politica può riportare, quello che la guerra toglie, la guerra restituisce. E se i nostri eserciti spargono il più nobile e il più generoso sangue italiano per riconquistare territori tenuti in dominio dello straniero, sarebbe strano che in casa nostra, dentro le nostre mura, noi riconoscessimo questo dominio, sotto la specie di proprietà, per un edifizio, che non fu nemmeno costruito — o comprato — con barbarica arte e con barbarico danaro austriaco.
« E si noti : qui si tratta di una proprietà, non personale dell'Imperatore d'Austria o di qualche Arciduca della Casa imperiale, ma di una proprietà dello Stato, non acquisita come una qualsiasi proprietà privata in seguito a un contratto di vendita, ma ottenuta in seguito a un trattato concludente una guerra : un trattato che una guerra ha creato, e una guerra distrugge. La distruzione del titolo di proprietà dell'Austria nel palazzo di Venezia è « in re ipsa », nella guerra... Oh, ma s'intende, con le indennità relative che allo Stato austriaco possono competere, per gli accrescimenti che vi ha potuto fare in questo tempo che l'ha tenuto! Perchè noi non vogliamo appropriarci indebitamente di n'illa che appar-
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