Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
IL MINISTERO NAZIONAI Lro dovuto trovar luogo fra la Germania e l'Italia. Fu i-noltTe garantita la continuazione dei pagamenti agli a-venti diritti delle rendite di assicurazione per infortunio. Ai bastimenti mercantili dei due Paesi ancorati nei porti dell'una o dell'altra parte si dovevano applicare le disposizioni della sesta Convenzione dell'Aja su] trattamento dei bastimenti mercantili nemici all'inizio delle ostilità.
« Poiché lo ftato di guerra fra la Germania e l'Italia finora non è sopravvenuto, l'accordo, in conformità dei suoi termini letterali, non era da applicarsi; ma, secondo il suo spirito e il suo scopo, non poteva essere dubbio che i rispettivi diritti privati non avrebbero dovuto essere trattati, prima che si verificasse lo stato di guerra, in un modo più sfavorevole di quello previsto per il caso di ostilità. Insieme all'accordo, evidentemente si dovevano osservare, fino a che lo stato di guerra non sussistesse, anche le disposizioni del Trattato di Commercio italo-germanico. Il governo italiano invece si sottrasse in modo arbitrario così alle obbligazioni derivanti dal Trattato di Commercio come a quelle dell'accordo del maggio.
« Della prima grave offesa ai trattati di commercio il governo italiano si rese colpevole quando, sotto la pressione dell'Inghilterra, reouisì il 3 novembre 1915 i basti menti mercantili germanici ancorati nei porti italiani. Il passo sucessivo fu compiuto il 10 febbraio 1916 quando nel giorno dell'arrivo a Roma del Presidente del Consiglio francese, signor Briand, venne pubblicato il decreto del 4 febbraio, il quale — in evidente opposizione al trattato di commercio — proibiva, pena la confisca, qualsiasi traffico, diretto o indiretto con la Germania.
« Allo stesso modo che per il Trattato di Commercio, il governo italiano si comportò quanto al citato accordo. Anzitutto le autorità italiane sistematicamente procurarono di impedire le esazioni di crediti germanici, specialmente il ritiro di effetti bancari, mediante l'opera della censura postale e ooportuni avvertimenti alle grandi banche. Nel marzo 1916 fu quindi comunicato alle banche svizzere dai loro corrispondenti italiani che.
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