Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LE BATTAGLIE DELL'ISONZOvia si aggrappano, si può dire, non più alla posizione ma al sasso, in una continua, cieca volontà di resistere.
« Dietro ai soldati, sono sparsi cadetti che hanno l ordine di far ?uoco su ogni uomo che indugi ad avanzare o si ritiri. Gli ordini e le applicazioni sono inesorabili. Un prigioniero racconta che bisogna combattere per forza; che non vi è mezzo alcuno di sottrarsi; che tutti sono rassegnati quindi a combattere ed a morire. In questa disperazione di resistenza si arriva ad atti parossistici.
« È imposta la lotta fino alla morte. Si sono trovati uomini avvinghiati alla terra e si sono dovuti staccare dalla terra con forza, mentre opponevano 1' estrema selvaggia resistenza, a graffi ed a morsi. Non abbiamo più davanti degli uomini ma delle belve. »
E all' imposizione del massimo rendimento degli uomini corrispondeva 1' uso sempre più intenso dei mezzi bellici.
Le trincee scavate nella roccia, con i parapetti bassi blindati, le buche per ritirarsi durante il bombardamento, i reticolati invisibili, le doline atte alla sorpresa : tutto era fatto ed impiegato per arrestare la nostra avanzata. Anche il più vivo fuoco d'artiglieria non raggiungeva gli effetti voluti, contro posizioni in cui gli uomini potevano sottrarsi; e le nostre fanterie-si trovavano nel-l'avanzare davanti ad inaspettate soprese. Dovunque un covo, un serpaio di mitragliatrici, celate nelle boscaglie, negli avvallamenti, nelle doline, ed il loro impiego era raoido e micidiale, ogniqualvolta un reparto avanzava. Il Carso è fatto per la difesa : e questa fase della guerra non poteva svolgersi su quel terreno che con la massima violenza da ambo le parti...
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Carso
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