Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      i.A GRANDE GUERRA D'ITALIAstrade maestre, ma un cumulo gigante, largo trecento metri, fatto di macigni.
      « Si ponga mente alla contemporaneità delle azioni e ali influenza dell'una sull'altra. Non si teneva il Veliki senza il Pecinka, non si teneva il Pecinka senza il Veliki. Bisognava avere tutti e due i capisaldi, e nello stesso momento. I due assalti si sono appoggiati, per dir così, fra loro.
      « Dal Pecinka l'assalto, senza fermarsi, ha proseguito immediatamente verso la vetta successiva, lievemente più alta, la Quota 308, difesa da appostamenti di nuclei dispersi, fuggitivi che cercavano di far argine profittando dei vantaggi del terreno. I nostri avanzavano di corsa, con gli ufficiali alla testa. Avvenivano episodi di epica grandezza. II grido di « Viva l'Italia! » e-cheggiava incèssante fra le balze orride. Un reggimento, correndo, ha sorpassato ad un certo punto il suo colonnello, il quale più tardi doveva rimanere ferito, ed i nostri soldati che gli passavano vicino si fermavano un istante a baciarlo. E poi, via, avanti!
      « Così pure l'attacco, più lento perchè imbarazzato da boscaglia e ostacolato da piccole resistenze, avanzava dal Veliki Hribach lungo il costone. Alla notte raggiungeva la vetta successiva, più alta, selvosa, senza nome : la Quota 376, ad oltre un chilometro dal Veliki. La penetrazione, in tal nodo, è avvenuta profondamente lungo due direttive parallele; ha insinuato nel territorio nemico due grandi cunei. La disorganizzazione momentanea del nemico si è rivelata nel silenzio profondo delle sue artiglierie, nella mancanza — per molte ore almeno — di ogni reazione organizzata. Degli ufficiali di artiglieria austriaci fatti prigionieri, presi insieme ai loro pezzi — obici di medio calibro — narrano con ingenuità il loro sbalordimento. La loro batteria era ancora in azione quando il suo osservatorio ha cessato subitamente di comunicare i dati di tiio; dal fondo del suo ricovero, in una ampia foiba oltre il Pecinka, il comandante austriaco si è attaccato ad un telefono chiamando il comando superiore; non avendo risposta,
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 21. Le battaglie dell'Isonzo
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 212

   

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