Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LE BATTAGLIE DELL'ISONZOtugKe nemiche che vi accennavano resistenza, e poi con riuovo sbalzo alla baionetta. Impadronitisi di Bate e di Ravne, appoggiati alle alture di Laka, già nel cuore della Bainsizza, facevano impeto sulla quote sempre più alte di Sveto e di Slemo, ne snidavano gli ultimi difensori, si trovavano sotto le linee delle nuove difese, anch'esse insufficienti a tanto impeto e gaudio di assalitori. Con queste larghe, fulminee punte verso il centro dell' altipiano, una dopo 1' Elitra le secondarie difese preparate dai nemico crollavano. E il primo grande resultato di questa manovra previdente e veemente fu la caduta di Monte Santo, che non poteva più resistere un'ora dopo l'investimento di tutte le alture a tergo, stretto da presso da ogni parte.
E al quinto giorno di una delle battaglie più sag-ge di tutti i fronti, il gigante si arrendeva alle ferree necessità della idea militare direttrice della nostra grande battaglia. Genialità di capi e valore di gregarii avevano vinto.
Delineando la grande manovra che suggellò la vittoria della Bainsizza, Luigi Barzini scriveva :
«All'alba del 21 si riprendeva lo slancio in avanti dalla breccia aperta. Incominciava la vera manovra avvolgente. Le truppe che avevano vinto, rafforzate da nuove masse, si scag.iavano all'attacco in varie colonne che si aprivano a ventaglio, appoggiate dalle prime artiglierie da montagna. Era come l'apertura di una diga. La guerra aperta entusiasmava i soldati. I plotoni affiancati procedevano veloci, a lunghi sbalzi, attraverso i prati della conca di Verh. Uno dei battaglioni di bersaglieri che si slanciava all'assalto, appartenente alla 5a Brigata — la conquistatrice del Fratta e del Semmer — era lo stesso battaglione che aveva già attraversato l'Isonzo nello scorso maggio e resistito a Bodrez. In tutta l'azione questo battaglione, istruito dall'esperienza, aveva dimostrato una fiducia cieca, assoluta, ardente e comunicativa nella vittoria. Era stato il primo a salire,
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