Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIASi è vista così, notava l Alessi, una corsa faticosa, ossessionante ai fiumi; alla prima tappa sul Meduna è seguita in due giorni la seconda sul Cellina, e dopo un giorno la terza sul Livenza, e dopo due giorni ancora la quarta sul torrente Meschio o Vecchio Piave, presso Vittorio Veneto. Il nemico procedeva incalzante dalle rotabili che seguono l'ultima falda meridionale dei monti; cioè approfondiva la ferita nella primitiva direzione, e l'allargava. La nostra IV Armata si trovava nella conca di Belluno; tutto il suo ripiegamento doveva effettuarsi solo dalla strada Belluno-Feltre, rinunziando così all'altra comoda rotabile che da Longarone a Vittorio Veneto fiancheggia il lago Morto e di Santa Croce. Gl'Imperiali non nascondevano negli stessi comunicati ufficiosi la loro giojosa speranza di riuscire in tempo a incatenare e far prigioniera tra i monti la IV Armata in blocco; quindi di scagliare nella enorme breccia tutte le forze disponibili, rovesciare la III Armata verso il Po, occupare Treviso, Padova, Venezia, puntare su Vicenza, prendendo alle spalle almeno tutta l'ala destra della I Armata al comando del generale Pecori-Giraldi.
      Senonchè il Duca d'Aosta, avendo bene in mano le sue truppe, passato il Piave, si disponeva lungo la sponda destra e la copriva saldamente fino al settore pedemontano. Quivi il generale Di Robilant con mirabile prontezza correva a saldarsi; provenendo, sotto la pressione di Krobatin, dalle conche di Feltre e di Fonzaso, abbandonava le strade maestre e richiamava il nemico sugli estremi contrafforti settentrionali del Grappa. Cedeva, accanitamente combattendo, monte per monte, valle per valle, sorretto alla propria sinistra dalla I Armata. In fine raggiungeva la linea principale di resistenza.
      Il grande piano nemico di accerchiamento era fallito. Come lungo la zona a pie dei monti von Below aveva visto sfuggirsi la possibilità di varcare il Piave all'altezza di Valdobbiadene, così Krobatin, arrivato a Feltre da Belluno, e'a Belluno dalla strada di arrocco fra la Carnia e il Cadore, con le proprie unità intatte o appena provate al fuoco delle nostre retroguardie, non riusciva a tagliare la ritirata ad un solo reparto cadorino. La mor-
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 22. La patria violata
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 234

   

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