Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
•LA PATRIA VIOLATAdovuti accelerare per il continuo aggravarsi della minaccia nemica, dovessero andare perduti, insieme ad elementi tagliati fuori, anche materiali intrasportabili, ma questi uomini e questi materiali non rappresentano che un'aliquota di quanto ha potuto essere sgombrato.
« Date le ragioni che determinarono il ripiegamento, date le circostanze nelle quali il ripiegamento stesso fu effettuato, è avvenuto che il nemico si impadronisse con facilità di luoghi e di cose chè nei suoi bollettini figurano come eroiche conquiste e come trofei di grandi imprese, mentre si tratta di località e di materiali abbandonati senza resistenze, che avrebbero rappresentato un inutile spreco di energie. Questo va detto sopra tutto della regione montana che nei bollettini austriaci figura come il teatro di grandiose azioni offensive del maresciallo von Conrad e di tutte quelle località già da tempo non più in istato di difesa, quali Osoppo, Gemona, Palmanova, ecc., che, nei comunicati stessi, sono classificate come fortezze o campi trincerati. »
Dopo queste spiegazioni, il generale Diaz, nuovo Capo di Stato Maggiore, così annunziava nel suo primo bollettino — 9 novembre — la resistenza :
« Le retroguardie e i riparti di copertura proseguono valorosi e instancabili a trattenere l'avversario. » E contemporaneamente un comunicato Stejani dava notizia di questo episodio di magnifica resistenza : « Da parecchi giorni su Monte Festa e su Monte San Simeone, nelle Prealpi Carniche, fra il Tagliamento e la depressione del lago di Gavazzo, combattevano truppe italiane della 36a Divisione. Erano poche migliaia di uomini, che nessuna comunicazione avevano potuto conservare col grosso delle nostre forze. Tagliata loro la via della ritirata al piano dall'avanzarsi del nemico nella zona pedemontana, queste si erano fermate su quelle alture predisposte a difesa fin dal tempo di pace ed avevano iniziato una vigorosa resistenza. 11 nemico
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I. Recgio — Storia della guerra d'Italia — Voi. XXII.
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