Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAma i risultati ottenuti sono minimi rispetto allo sforzo compiuto ed alle perdite subite. Basterebbe a dimostrarlo il fatto che nei suoi ultimi bollettini il nemico non solo non registra i minuscoli vantaggi conseguiti a prezzo di troppo sangue, ma non parla neppure di azioni di fanteria. D'altra parte, su questo noi abbiamo la testimonianza unanime dei pochi prigionieri che il carattare della lotta — una mischia che si svolge tra valloni e bur-roncelli — consente di fare.
      « Così, prigionieri dell'8" e dell 88° fanteria hanno narrato che la loro Divisione, la quarta, che ha il compito di assalire il Col della Berretta, ha avuto perdite gravissime, aumentate anche dal fatto che l'artiglieria austro-ungarica sparava alle spalle delle ondate d'assalto per obbligarle ad avanzare ad ogni costo contro le posizioni da noi saldamente tenute e difese con un terribile fuoco d'artiglieria e di mitragliatrici. I prigionieri narrano pure che le truppe vengono spinte innanzi col miraggio della più comoda esistenza che avrebbero qualora riuscissero a raggiungere la pianura.
      «jSenza alcun successo, il nemico ha assalito nella giornata del 12 nei valloni che dal Brenta salgono al Col Caprile ed al Col della Berretta e nella Valle di Calcino contro il saliente del Solarolo. Nella giornata di ieri l'azione dell'avversario si concentrò nuovamente sui due tormentati settori. All'alba, le fanterie della sua quarta Divisione assalivano furiosamente il Col della Berretta, non riuscendo che a compiere un piccolo progresso in corrispondenza alla quota 1476 (tra il Col della Berretta e l'Asolone). Per tutto il giorno il Comando della quarta Divisione si ostinava in tentativi di avanzare, ma non riusciva a sviluppare alcun altro attacco.
      « Verso-le 11,30, la 94a Divisione austro-ungarica, da ovest della fronte Solarolo-Col dell'Orso, la 5a Divisione germanica da nord-est, dalla Val Calcino, hanno di nuovo assalito il saliente del Solarolo, che porta il nome di Monte Fontanel. L.a pressione nemica ci costringeva a ripiegare di qualche centinaio di metri su una linea già predisposta appunto in previsione di non potersi sostenere su quella posizione avanzata.
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 22. La patria violata
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 234

   

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