Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAgimento, ed adorai, nel suo spuntare, quell'astro fatidico che ha guidato il tricolore vessillo con la Croce di Savoia a piantarsi in Campidoglio. Oh, non sia lungo nè impunito il danno! Sorgano le immagini dei grandi fondatori del Regno; escano dalle tombe gli spiriti dei martiri e dei morti delle patrie battaglie ad infiammare l'italico valore e la virtù del sacrificio sino all'ultimo sangue, sino all'ultimo avere, sino alla vita dei figli nostri, per la salvezza della Patria, per l'onore d'Italia, per la fede agli Alleati. Viva l'Italia! »
Fu data quindi lettura del seguente ordine del giorno presentato dai senatori Caneva, Cavasola, Ruffini, Tittoni, Tommaso Villa :
« Il Senato, in quest'ora di supremo cimento per la Patria, riafferma la sua fiducia immutabile nell'esercito lungamente sperimentato in eroiche battaglie; fa plauso all'unità d'azione fra gli Alleati, vigorosamente affermata, novello pegno di stretta solidarietà; confida che dalla concordia nazionale, auspicata dall'augusta parola del Re, il Governo attingerà le forze per fronteggiare le gravi difficoltà del momento, richiedendo lo sforzo massimo da tutti i cittadini, anche a sollievo delle patriottiche popolazioni delle terre invase, alle quali il Senato invia la parola di amore e di fede; e passa all' ordine del giorno. »
L'ex-ministro Tittoni svolse l'ordine del giorno con queste parole :
« I proponenti dell'ordine del giorno del quale il Presidente ha fatto dar lettura hanno voluto che io, in loro nome, ne dicessi le ragioni, e ciò io farò brevemente, compreso della gravità e solennità del momento e della maestà di quest'Assemblea, dove siedono non solo molti uomini insigni per carattere, per dottrina, per servigi resi al Paese, ma siedono anche gloriosi superstiti di un'epoca gloriosa, alcuni dei quali, come il nostro Presidente, ebbero parte notevole nelle principali vicende del Risorgimento nazionale, e ben possono oggi, con sentimento di legittimo orgoglio, invitarci ad imitare il loro esempio; poiché nei giorni di avversa fortuna mai fu
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