Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA PATRIA VIOLATAtro di essi : la loro stessa stanchezza fisica dopo la difficilissima ritirata; il numero preponderante di un nemico imbaldanzito dalla vittoria; la potenza sovèrchiante delle artiglierie avversarie; 1' apprestamento improvvisato dei nostri ripari; persino la stagione eccezionalmente favorevole alla causa dell'invasore : tutti questi ostacoli i nostri soldati hanno rudemente affrontato e vinto.
« Ai valorosi che dall'altipiano di Asiago alle foci del Piave fanno scudo dei loro petti alla Patria — veterani di questa guerra immane, o giovani reclute del '99, che hanno offerto la loro esistenza per la difesa del suolo e dell'onore dell'Italia —; ai prodi marinai, che con ardimento eroico anche ieri hanno sfidato e colpito il nemico persino entro le sue più formidabili e insidiose difese, giunga il fiero e riconoscente saluto della Patria, nella forma più alta, qui, al cospetto della rappresentanza della Nazione.
« E con pari ardente fede noi riconfermiamo oggi la gratitudine nostra alle gloriose truppe di Francia e d'Inghilterra, che ormai, nell'immediato contatto col nemico, hanno con intima fraternità di armi cementato la solidarietà di animi e di intenti delle tre grandi Nazioni alleate.
« Questo spinto di eroismo dei nostri soldati, cui ha corrisposto la fiera attitudine del popolo intero, basterebbe a tenere alto, pur tra i rovesci più gravi, l'onore di un Esercito e di una Nazione, onde di tanto più acuto si rinnova il rimpianto dell'immeritata sciagura che ci ha colpito.
« Il Governo credette e crede tuttora che, sotto l'incalzare della minaccia suprema, unico dovere fosse il fronteggiarla con un pensiero solo e con tutte quante le energie; che la ricerca delle cause degli infausti avvenimenti non dovesse sollevare recriminazioni, nè determinare indugi, in quanto le une e gli altri avessero per effetto di indebolire l'attività preparatrice. Il che, tuttavia, non significava e non significa che il Governo non avverta un altro suo precipuo dovere verso il Parlamento e verso il Paese : il dovere, cioè, di stabilire, per quanto
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