Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIApotrà scuotere, la dichiarazione del Municipio socialista ha portato la nota che, nella città memore, attraverso la sua vita secolare, di Barbarossa e di Radetzky, è l'antica e costante e fiera nota comunale. I socialisti di oggi hanno proclamato la volontà cittadina, come i liberali del Risorgimento. E una commozione domina i cuori, in cui devono stemperarsi tutte le rigidezze partigiane, riaccendersi tutti i propositi vacillanti, splendere quella virtù delia razza di cui i più grigi tempi, le prove più amare, i dissensi più profondi hanno potuto far qualche volta dubitare ma non hanno mai infranta l'energia. » L'Idea Nazionale scriveva :
« Per la stessa ragione per cui sin qui meno si è sentito il peso della guerra fortunata e lontana, per la stessa ragione per cui molti avevano potuto trascurare il supremo dovere — il dovere di essere soltanto italiani — sopprimendo dentro di sè tutto il resto per l'Italia che cimentava tutto il suo avvenire, oggi, quando una sola zolla del suolo della patria sia oppressa da piede nemico, quando questo possa avanzare ancora, non crediamo, non vogliamo credere che possano restare superstiti di quell'oblio e di quella trascuratezza. Oggi noi vogliamo, noi sentiamo il dovere di dare ad ogni italiano un cuore italiano. In alto, adunque, i cuori. Fiducia, cooperazione e concordia! ». Il Giornale d'Italia stampava :
« Il momento grave ha dileguato ogni dissenso. Dal Parlamento alla Nazione, ovunque, si manifesta l'unità degli intenti. Ognuno sente il dovere imperioso dell'ora. Pregiudiziali, programmi, orgogli, egoismi, tutto è posto da parte. Di fronte alla minaccia che il nemico porta sulle Alpi nostre, non vi sono che italiani risoluti a difendere il suolo sacro e la patria, a mantenere l'integrità e l'in-' ✓ dipendenza della' Nazione. Le concordi dichiarazioni dei partiti in questo senso confortano ed esaltano. Piuttosto morti che schiavi, è il grido che sale dai petti di tutti e vola sulla fronte ad eccitamento dei nostri combattenti nella grande prova. »
Nella Tribuna scriveva Vincenzo Morello : « Oggi bisogna che combatta il braccio del popolo
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