Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIANon v'è scampo per chi non resiste. Non v'è salute se non nel combattere con tutte le forze e con tutte le armi.
      « La parola della terra non è : « A palmo a palmo. )> Non è neppure : « Pollice per pollice. » La parola della Patria è oggi : « Non piegare d'un'ugna. »
      Nel Consiglio Provinciale di Roma, il Presidente sen. Tommaso Tittoni pronunciò le seguenti parole :
      « La guerra attuale fin dal suo inizio è stata, in tutta l'Europa, un alternarsi di vittorie e di insuccessi. Popoli forti sono quelli che, in occasione dei successi, non si sono abbandonati alle declamazioni retoriche ed alle manifestazioni rumorose, ed egualmente nei momenti di avversa fortuna sono rimasti impavidi, risoluti, sereni. Non esaltato nel successo, non depresso nell'avversità : tale e stato nella sua immensa maggioranza il popolo italiano durante la guerra, e se vi furono, come altrove, taluni che troppo si esaltarono e troppo si depressero, ben può dirsi costituire eccezioni singole, le quali non solo non possono oscurare la virtù di tutto un popolo; ma anzi la fanno meglio risaltare e risplendere. Concordia, fermezza, perseveranza, abnegazione, sacrificio : ecco ciò che la patria domanda in questo momento ai suoi figli.
      « Due grandi guerre della fine del secolo XVIII e del principio del secolo XIX, la guerra di Spagna e la guerra napoleonica, parvero ai contemporanei le più lunghe, le più micidiali e le più costose che mai fossero state combattute nel mondo. Durante queste due guerre, due uomini di Stato, padre e figlio, il conte di Chatam e Guglielmo Pitt, impersonarono in Inghilterra la resistenza tenace al nemico. Credo sia questo il momento di ricordare il loro apDello, perchè, nell'ora presente, suona anche a noi .duale ammonimento solenne. Nel 1762, nelle vicende più incerte e difficili della guerra di Spagna, il conte di Chatam rivolgeva al Parlamento le seguenti parole : « Non è più il tempo dei dissensi e delle recriminazioni. È giunto il giorno in cui tutti i cittadini devono sacrificarsi per il proprio paese. Siamo dunque un'anima sola ed una sola volontà e dimentichiamo tutto, tranne la patria! » E nel 1805, in momenti di ansia e di angoscia per la sorte avversa delle armi, Guglielmo Pitt, poco prima della
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 22. La patria violata
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 234

   

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