Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAciata, ci dà sicuro affidamento che qualche punto del nostro suolo non sarà a lungo calpestato. Ma perchè nelle fierissime lotte coloro che sopportano l'urto austro-germanico si sentano meglio confortati a compiere fino ali ultimo sacrifìcio il loro altissimo dovere, è necessario che tutto il popolo d'Italia dica ben forte in questo momento di ansia il suo atto di fede nei destini della Patria : il nemico non deve passare, e non passerà!
      « Respingete come ignobile insidia ogni voce allarmistica, ogni parola di debolezza, che in quest'ora sacra sarebbe viltà. Resistete moralmente come i combattenti resistono fisicamente; non disanimatevi mai, neppure se le vicende della guerra dovessero serbarci qualche sorpresa penosa. Siate forti e decisi. I soldati delle gloriose armate del Carso, dell'Isonzo, della Carnia, del Cadore, del Trentino faranno il loro dovere! Noi, loro compagni d'arme, noi che abbiamo offerto la nostra giovinezza per il grande ideale, siamo certi di interpretare il sentimento di tutti i combattenti assicurando che i loro petti saranno insuperabile difesa del confine che il barbaro minaccia. A voi, cittadini, spetta un obbligo meno cruento, ma non meno meritorio. A coloro che combattono e muoiono gettate il grido della speranza : « Fratelli, resistete! Noi resistiamo! »
      Dopo questo primo appello, i mutilati si fecero promotori e protagonisti d'una vasta opera di propaganda, per mezzo di pubbliche conferenze alle popolazioni. E poi chiesero ed ottennero di tornare alla fronte per essere utilizzati fra le truppe di combattimento : mirabile esempio, che non poteva restare senza nobili frutti.
      Si accese infatti una nobile gara fra militari esonerati o adibiti a compiti che li tenevano lontani dal fronte, i quali chiedevano di essere tosto mandati ai reparti combattenti. Persino gli ufficiali e soldati ciechi vollero concorrere alla grande opera. Quelli di Roma, ad esempio, pubblicarono un appello, incitante madri, spose, sorelle a scrivere i loro uomini sotto le armi, chè bisognava vincere, poiché vi era qualche cosa di peggio che morire o restar ciechi : tornare vinti. E poi telegrafarono al Comando Supremo :
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 22. La patria violata
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 234

   

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