Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
Il crollo della potenza militare e forse anche della compagine nazionale italiana, che il nemico si lusingava d'aver determinato con lo sfondamento del fronte a Caporetto, fu evitato per virtù del nostro esercito e del nostro popolo. Traverso le terribili peripezie d'una ritirata irta di inaudite difficoltà — ma illuminata dà vividi bagliori d'eroismo — l'esercito seppe raccogliersi sulla linea del Piave e saldarvi la nuova resistenza. In mezzo all'angoscia di ore che parvero a volta disperate, il popolo fu pari ai suoi più alti doveri e fronteggiò con fiera risolutezza le incognite della formidabile situazione.
Sulla linea del Piave maturò quella rivincita ch'era la suprema aspirazione e la necessità vitale dell'Italia. Il programma militare immediato e l'urgente programma politico della nazione erano ormai riassunti in una sola parola : resistere. E la resistenza fu vigile, tenace, assoluta. Si affermò costante contro i primi insistenti tentativi del nemico; non si assopì quando quei conati parvero rallentarsi; era formidabilmente pronta quando gli eserciti avversari fecero il massimo sforzo irrompendo in una vasta violentissima offensiva lungo tutto il corso del Piave e nella regione montana.
L'impeto dell'assalto nemico potè apparire quasi irresistibile; ma dopo i primi inevitabili progressi, l'urto potente fu nettamente arrestato. Le truppe italiane passarono al contrattacco : e l'orgogliosa impresa austriaca, che per l'Italia significava in quell'ora la morte o la vita, finì in una tremenda e insanabile sconfitta.
Il sole della vittoria brillava ancora una volta sulle nostre bandiere : e non doveva più abbandonarle fino al definitivo trionfo.
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