Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAbuttavano nel fiume. Lavoro orrendo, premuto dalla necessità di rifornire di viveri, di minuzioni, di uomini, le truppe sul flVIontelIo. Ormai non si poteva più continuare. Lo sfacelo era nell'aria.
      — Subito al secondo giorno abbiamo capito che si andava, incontro ad un disastro — disse un sottufficiale prigionero.
      Dato l'ordine di ritirata nella notte lunare, fu una corsa al fiume. Furono abbandonati cannoni, mitragliatrici, fucili, munizioni, casse. Far presto! Far presto! Davanti a tutti si precipitarono gli ufficiali. Tra i prigionieri non ne furono trovati. Furono i primi a passare il Piave dinanzi alle truppe nel giorno della irruzione : ma sono anche stati i primi a ripassare il fiume.
      Per mascherare il movimento, il Comando austriaco ordinò alle ore due un vivo bombardamento sulle nostre linee e sulle retrovie. Poi nella discesa verso la ferroviet-ta, da Busa delle Rane a San Mauro, lanciò alcuni attacchi che dovevano apparire come l'assaggio di un assalto e che avevano invece uno scopo di copertura.
      Ma l'idea fu sciaguratissima. Le nostre artiglierie, che già battevano metodicamente sempre la linea dei fiume per isolare gli invasori al di qua, iniziarono un formidabile concentramento di fuoco sulla spalliera orientale del Montello e sull'arco del Piave. IMasse che si incolonnavano alla discesa furono macellate. 11 lavoro di passaggio del fiume venne colpito proprio nel momento di crisi. Barconi e passerelle fulminati e travolti, tonfi di interi reparti rovesciati nell'acqua, uomini lanciati in aria.
      — Quello che non abbiamo perso nei combattimenti, l'abbiamo perso stanotte sul Piave — tale fu la dichiarazione dei prigionieri presi lungo il fiume, ancora inorriditi dalla visione tragica.
      Molti si gettarono a nuoto. La corrente ancora impetuosa per un resto della piena li travolse. Razzi di soccorso venivano saettati dai reparti che volevano passare. Di là dal fiume i compagni non potevano fare che poco. Sparavano, sparavano contro di noi. E questo non salvava i fuggenti,
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 23. La suprema resistenza
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 150

   

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