Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      - LA GRANDE GUERRA D'ITALIAallarmate : e pur ammettendo che le perdite austro-ungariche fossero state gigantesche, cercò di sminuirle mettendole in relazione con quelle subite nelle ultime battaglie sull'Isonzo; e si destreggiò pure con altre insussistenti allegazioni.
      A questa difesa ufficiale quanto inconcludente, fu contrapposto da parte italiano questo comunicato Stefani che rivendicava con fermezza i diritti della verità :
      « A proposito delle dichiarazioni del signor Wekerle, siamo autorizzati dal governo e dal Comando Supremo a fare le seguenti comunicazioni. Le dichiarazioni fatte alla Camera ungherese dal signor Wekerle costituiscono la confessione ufficiale dell'immane gravità del disastro nemico. Ogni commento su ciò sarebbe del tutto superfluo. Si deve tuttavia rilevare e sino ad un certo punto anche comprendere quello stato di necessità in cui il signor Wekerle si trovò di attenuare dinanzi alla commossa opinione pubblica del suo paese la gravità del disastro che egli stesso doveva pur riconoscere. Taluni artifici sono facilmente riconoscibili. Così ad esempio il voler far credere a un guadagno di terreno sul Brenta oltre quello sul Piave; sul Brenta gli austriaci non riuscirono ad avanzare affatto salvo le inevitabili fluttuazioni delle prime ìinee. Così pure un altro artificio facilmente riconoscibile è quello di attribuire alla piena del Piave tutta la causa del disastro; basterebbe il rilievo che il Piave le cui piene hanno carattere torrenziale e quindi di breve durata, era in decisa decrescenza già da qualche giorno quando gli austriaci furono costretti a varcarlo.
      « Ma I artificio più importante sta nell'alterazione delle cifre delle perdite. Qui il sistema del sig. Wekerle appare molto semplice : egli raddoppia le nostre perdite e riduce a metà le sue. In questo modo era facile dimostrare che noi avessimo subito maggiori perdite che non gli austriaci. Dagli accertamenti eseguiti risulta infatti che le nostre perdite tra morti, feriti e dispersi ascendono circa alla metà di quelle che il nemico si ostina ad attribuirci, e sono da considerarsi non elevate in confronto della enorme estensione della linea attaccata e della durata e dell'accanimento della battaglia.


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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 23. La suprema resistenza
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 150

   

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