Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA RESISTENZA SUPREMA -
      « Che poi le cifre annunciate dal presidente del Consiglio ungherese riducano alla metà le perdite effettivamente sofferte dal nemico può desumersi in primo luogo dalla sproporzione tra il tono elegiaco assunto dal signor Wekerle sino a qualificare come gigantesche le perdite stesse e la pretesa che tali perdite non siano da considerarsi come più gravi di quelle subite dagli austriaci nella decima e undicesima offensiva italiana. In altri termini è difficile a comprendersi ed impossibile ad ammettersi che da un lato si riconoscano addirittura come tragiche le conseguenze della disfatta e dall'altro lato si pretenda di considerare le perdite come quasi normali per un'azione di quel genere. Inoltre un elemento aritmetico del sistema seguito dal presidente del Consiglio ungherese si può desumere dal confronto tra le cifre delle perdite confessate ed il numero delle unità che si dice abbiano partecipato alla battaglia. Difatti le perdite confessate di 100.000 uomini si riferiscono ad un totale di soli 70 reggimenti che secondo il signor Wekerle avrebbero partecipato all'azione. Se ambedue queste affermazioni fossero vere si verrebbe a questa conseguenza. Poiché 70 reggimenti costituiscono una forza di circa 200 mila uomini e si confessa di averne perduti 100 mila, ciò porterebbe le perdite nemiche alla proporzione enorme del 50 per cento. Invece la verità è che il nostro comando ha accertato attraverso i prigionieri presi, e quindi in maniera documentale, che all'azione parteciparono non meno di 42 divisioni mentre i 70 reggimenti non costituiscono che circa 18 divisioni. Se quindi le dichiarazioni del signor Wekerle si rettificano per ciò che riguarda gli effettivi impegnati, la semplice proporzione dimostra che le perdite del nemico non poterono essere inferiori a 200 mila uomini. E il nostro comando avendole valutate a 180 mila si vede che è rimasto alquanto al disotto della verità. È infine da rilevare che i prigionieri austro-ungarici da noi fatti non sono 12 mila come il signor Wekerle, comprensibilmente diminuendo la cifra, ha affermato; essi superano i 19 mila ».
      Così la gravissima entità della sconfitta nemica veniva definitivamente constatata.


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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 23. La suprema resistenza
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 150

   

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