Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA RESISTENZA SUPREMADa più mesi le postazioni della sua artiglieria venivano continuamente accresciute, sempre nuove devisioni avversarie erano segnalate, numerosi indizi di passaggi e trasporti di truppe confermavano la necessaria induzione che, libero oimai sulle fronti orientale e romena, l'Impero degli Absburgo si apprestasse a riversare contro di noi tutte le sue forze, per schiacciare la nostra resistenza. Le sicure speranze nel successo dell'offensiva erano riuscite a far temporaneamente tacere ogni divergenza di razza e di opinioni politiche e a render tutti consenzienti sugli scopi immediati da conseguire con la vittoria : preda e pace. Per ottenerli, l'offensiva nemica si proponeva la subitanea sopraffazione delle nostre linee, e quindi lo sfondamento della fronte per modo che, travolte le nostre difese, lo spostamento delle nostre riserve sarebbe stato o tardo o impossibile. Da ciò speravano sarebbe sorta in Italia la delusione finale e scoppiata la rivoluzione; ne gli Alleati avrebbero potuto correre in tempo ai ripari. Tale la insana illusione in cui il nemico cullava sè stesso.
« La conformazione della nostra fronte, arcuata in saliente fra l'Astico e il mare, offriva agli austro-ungarici il considerevole vantaggio strategico di poter svolgere l'attacco seguendo due linee direttrici concentriche, dai monti e dal Piave verso la pianura. In qualsiasi delle due direzioni fosse riuscito l'attacco, avrebbe portato di conseguenza non solo la caduta del settore sfondato, ma anche dell'altro che eventualmente avesse resistito all'urto, lanciando irrimediabilmente sulle retrovie del medesimo le masse vittoriose nel primo settore. Questo spiega perchè il nemico non abbia attribuito maggiore importanza ad una delle due linee direttrici d'attacco, ed abbia anzi assegnato ad entrambe forze pressoché equivalenti.
« Ma il Comando italiano, quantunque obbligato a difensiva strategica, aveva tutto predisposto perchè ad essa corrispondesse nel campo tattico una offensiva attivissima, ottenuta mediante l'opportuno impiego, tanto delle masse di artiglieria, quanto delle grandi unità di prima linea, scaglionate convenientemente in profondità
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