Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA RESISTENZA SUPREMAstenza avevano impedito al nemico di raggiungere in alcun punto i propri obiettivi, iniziarono i contrattacchi.
      « 11 IX Corpo d'Armata lanciava il IX riparto d'assalto a riconquistare nel pomlriggio il Fagheron, a sera il Col Fenilon, e il mattino seguente, con fulmineo attacco, il Col Moschin.
      « Lo stesso giorno 15 si riprendeva con asprissima lotta quota 1503 tra M. Coston e M. Asolone e quota 1581 tra M. Grappa e M. Pertica: si distingueva il 41° fanteria (brigata Modena). IJn battaglione della brigata Emilia (119"-120°) riprendeva con brillante contrattacco le Porte di Salton. Parecchie centinaia di prigionieri affluivano ai nostri campi di concentramento.
      « Q — Sul Piace. — Secondo il concetto strategico del nemico, il forzamento del fiume avrebbe dovuto essere compiuto da tre masse principali : due, irrompendo rispettivamente attraverso il Montello e dalla zona Ponte di Piave-S. Dona, dovevano puntare sulle linee ferroviarie Treviso-Castelfranco e 1 reviso-Mestre afferrando come nelle branche di una morsa tutta la regione di Treviso, isolando e facendo cadere Venezia; la terza massa avanzando tra le due suddette e in stretto collegamento con esse, doveva passare il Piave alla Grave di Papadopoli e marciare direttamente su Maserada e Treviso.
      « Le masse di ala erano costituite da sei divisioni della 6a Armata (Arciduca Giuseppe), che avevano il compito di attaccare sul Montello e da otto divisioni della 5a (l'Isonzo Armee di von Wurm) che doveva sfondare a Ponte di Piave e a S. Dona. La massa centrale era formata da due corpi d'armata dell'Isonzo Armee, il XVI e il IV, forti di quattro divisioni e mezza.
      « 11 nemico faceva larghissimo uso di proietti a liquidi tossici e lacrimogeni ed in pari tempo, con bombe fumigene e con emissioni di gas speciali, copriva tutta la superfìcie del Piave di uno strato di nebbia densa, di circa 20 metri di altezza, il quale, unitamente alla caligine del mattino e al fumo degli scoppi, impediva in modo assoluto di vedere quel che succedeva sulla sponda avversaria e sul letto del fiume.
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 23. La suprema resistenza
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 150

   

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