Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAgate Macerata (121°-122°) e Foggia (280°-28l°) — e della 22a divisione — brigate Roma (79°-80°) e Firenze (127°-128°) — entravano in linea, contrattaccavano con grande vigore e ardimento a cavallo della rotabile Treviso-Ponte di Piave, riprendendo la linea di Fosso Palumbo e il caposaldo di C. Martini : grossi stuoli di prigionieri restarono nelle nostre mani.
      (( Nello stesso giorno 19, con la cooperazione del Reggimento Marina (battaglioni Grado, Caorle, Gola-metto e Bafìle) avanzammo anche oltre il Sile fino al limite delle inondazioni
      « Il giorno 20 1 equilibrio si rompeva ormai a nostro favore : su tutta la fronte del Piave, dal Montello al mare, la pressione delle nostre fanterie continuava serrata, decisa, irresistibile; un formidabile fuoco d'artiglieria l'accompagnava flagellando le truppe nemiche, sfasciando di continuo alle spalle, con l'instancabile cooperazione degli aviatori, ponti e passerelle. E il Piave, gonfio per pioggie a monte, travolgeva barche e travate, rendeva più ardua zìi pontieri austriaci la riorganizzazione dei passaggi. L'avversario, schiacciato in una fascia di terreno sempre più anglista, irresistibilmente ricacciato nel fiume, doveva ritirarsi precipitosamente per sfuggire a una catastrofe.
      « Il Comando nostro aveva previsto questa eventualità e l'attendeva. Dal momento che gli sforzi nemici di sboccare erano riusciti vani, il fiume costituiva un terribile ostacolo alle, spalle degli assalitori inesorabilmente falciati dai nostri proietti, incessantemente premuti dalle nostre fanterie.
      « L equilibrio dinamico stabilitosi avrebbe dovuto finire col cedere in nostro favore, perchè troppi elementi materiali e morali si accumulavano di momento in momento a carico del nemico, che il 23, vinto, ordinava a quel che rimaneva delle sue 18 divisioni passate sulla destra di ripassare sulla sinistra del Piave.
      « Alla ritirata nemica corrispose l'ordine dell'avanzata generale nostra e l'intensificarsi fino al massimo possibile del nòstro fuoco d'artiglieria. Le nostre truppe, nè dome né stanche da 8 giorni di lotta, si lanciarono
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 23. La suprema resistenza
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 150

   

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