Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIArare ì lavori del primo periodo e accorciare il secondo; ed in 48 ore uomini, cannoni e materiale trasportabile dovevano trovarsi al di qua dell'Isonzo, ed incamminarsi verso il luogo di concentramento stabilito. Viene immediatamente decisa la parte di materiale da distruggere e quella da trasportare per via d'acqua. I pochi pezzi destinati al sacrificio aprono un fuoco intensissimo su tutte le batterie e le posizioni del nemico, col duplice scopo di trattenerlo con la massima energia e di logorare i loro cannoni che avrebbero dovuto esser fatti saltare. Questo tiro celerissimo di sbarramento toglie agli austriaci qualsiasi possibilità di pressione e permette a tutte le artiglierie navali di Monfalcone, al materiale asportabile, agli uomini di ripiegare ordinatamente su Grado. Al mattino del terzo giorno, constatato che nel settore contiguo non vi era più nessun reparto dell'esercito, le forze marine di Monfalcone, di Porto Rosega e del Basso Isonzo vengono ritirate a scaglioni : i pochi cannoni che non potevano essere rimossi, dopo avere, dalle volate roventi, scagliato tutto il munizionamento sull'avversario, vengono distrutti colla dinamite.
Ma il nemico, fulminato da due giornate di fuoco rabbioso, non si fa avanti. Non discende dalle alture. I drappelli dei marinai lasciati in retroguardia ne approfittano per rimanere tutto il giorno a Monfalcone, e senza molestia ricuperano una quantità notevole di materiale che avrebbe dovuto essere abbandonato; possono perfino distaccare dai pali trecento chilometri di filo telefonico e portarselo indietro. I serventi di qualche cannone piantato solidamente a terra in posizione pantanosa ed isolata — come, per esempio, quello d'un medio calibro a Punta Sdobba, il cui ricupero doveva considerarsi impossibile — non vogliono saperne di far saltare il loro pezzo : e con sforzi sovrumani, con ripieghi disperatamente ingegnosi e rischiosi riescono a scavalcarlo dalla sua piaz-zola, a metterlo in un sandalo, e pei canali interni, a trasportarlo a Grado.
Anche a Grado erano state destinate al sacrificio quelle batterie che avrebbero dovuto sostenere fino all'ultimo lo sgombero della laguna gradense e il ripiegamento
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