Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAPiù volte nel mese di novembre del 1917 l'ala destra del nostro esercito schierato sul Piave era stata molestata da una divisione di navi austriache di cui le maggiori erano della classe Mortarch. Costrette dalla pronta difesa delle nostre batterie costiere e delle nostre siluranti e dagli attacchi aerei ad allontanarsi, esse si erano ritirate nel porto di Trieste che probabilmente ritenevano invulnerabile nonostante il ricordo di altre nostre incursioni. Prima che ricomparissero sulle nostre coste due audaci siluranti andarono a cercarle nel loro lontano e sicuro rifugio e le hanno colpite.
      L'impresa — narrava Luigi Bottazzi — fu diffìcile, rischiosissima, una di quelle imprese sul mare in cui si gioca tutto per tutto, e, mentre è molto probabile che la preda riesca a salvarsi, coloro che tentano l'avventura sanno di votarsi al sacrificio che solo un miracolo può scongiurare.
      Le due siluranti italiane, alle quali era stata commessa 1 ardua missione, uscirono di sera dai labirinti dei canali veneti. La notte era fosca. L'Adriatico era calmo,^ ma velato di nebbie dense che di tanto in tanto si illuminavano dei rossi riflessi dei grossi calibri tonanti sul Basso Piave. La navigazione fu delle più difficili. Per alcune ore le due unità non videro innanzi alla loro prua che il cielo implacabilmente chiuso, senza una stella per regolare la rotta. Finalmente, nell'oscurità emerse un'ombra più compatta e più profonda, una prominenza della costa istriana senza dubbio, ma quale? Il comandante della sezione siluranti, il giovane tenente di vascello siciliano Ri zzo, si accorse di essere stato portato dall'oscurità e dalle correnti marine verso il sud. Accostando opportunamente, le siluranti erano poco dopo nell'arco de; golfo di Trieste.
      11 Rizzo stesso così narra la sua impresa :
      « L'entrata del golfo di Trieste è sbarrata da tre dighe. Fra l una e l'altra c'è un passaggio di circa 150 metri. Il passaggio era ostruito da otto cavi di acciaio assicurati a tre boe galleggianti. A questi cavi era appeso tutto il sistema di mine. Ogni cavo era saldato alla banchina della diga mediante grossi anelli di ferro in-
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 23. La suprema resistenza
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 150

   

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