Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA RESISTENZA SUPREMA -
      Durazzo e affonda vari piroscafi. Un altro piroscafo è affondato dal comandante Ciano a Bùccari, dove il Poeta-soldato lancia la « beffa » al nemico che, tronfio della gloriuzza di Lissa, non trova il coraggio di affrontare la nostra armata in mare aperto. Il 9 dicembre 1917 il comandante Rizzo e il timoniere Ferrarmi entrano in Muggia, vi affondano la nave Wien e vi colpiscono un'altra nave di tipo Mortarch. A Cortella2zo il comandante Ciano e il tenente di vascello Berardinelli attaccano in pieno giorno due navi da battaglia e diversi cacciatorpediniere, obbligandoli a desistere dal bombardamento della batteria di marina buttata al di là delle nostre linee. Lo schiaffo d'audacia contro l'insolente nemico è pegno di fede dopo i tristi giorni di ottobre >/.
      L on. Battaglieri rievocò poi con ardenti parole !e » gesta di Pellegrini,e di Rizzo e soggiunse:
      « L'ardua sponda adriatica, che ha visto la cattura e il martirio di Nazario Sauro, sente oggi la voce squillante della vittoria e della vendetta. L'ardimento sublime dei marinai italiani ha affondato una grande corazzata, la Santo Stefano, e ne ha posto fuori combattimento un'altra, di cui non si hanno più tracce. O eroi di Lissa, o ombre di Faa di Bruno, di Alfredo Cappellini, che giacete nelle acque di Lissa, riposate oggi in pace, che la vostra memoria è stata vendicata dai vostri non degeneri figliuoli, vincitori nella impari battaglia di Premuda! Vada dunque il plauso solenne della Camera ai nostri eroi, e vada a tutta la nostra gagliarda Marina ».
      Concluse auspicando la sicura vittoria, tra le ovazioni della Camera.
      L'ammiraglio Del Bono, ministro della marina, pronunciò queste parole :
      « Nell'Adriatico, nel Tirreno, nel Jonio? nelle Sirti, sopra acqua, sotto acqua e nell'aria, la Marina dura ed ha durato, attenta e paziente, una rude e snervante vigilia; ma i suoi capi, i suoi comandanti, i suoi equipaggi hanno tenuto vivo il sacro entusiasmo per la lotta, e sempre meglio temprandosi, l'ardimento hanno convertito in audacia.
      « Quando il nemico si teneva asserragliato nelle sue — 133 —


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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 23. La suprema resistenza
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 150

   

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