Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
IL TRIONFALE EPILOGO
— che anzi, alla fine marzo, in seguito agli avvenimenti alla fronte occidentale, le forze alleate in Italia subivano una sensibile diminuzione — il nostro progetto offensivo dovette forzatamente limitarsi ad un'azione di minor raggio, per la quale bastassero le forze presenti in Italia, ed i cui risultati, pur calcolati secondo le ipotesi meno rosee, rappresentassero tuttavia una tappa sicura verso la grande offensiva, da prepararsi e maturarsi in segreto, con tutte le forze della mente e dell'anima. nell'attesa dell'ora suprema.
Fu prescelto come settore per quest'azione l'altipiano d'Asiago; e ciò nell'intento di acquistar spazio in una delle direzioni più vitali per il nemico, di liberarci della minaccia che là ci incombeva per la scarsa profondità di quelle nostre posizioni montane, e di raggiungere così una fronte che fosse più forte e atta a servire di base per un nuovo sforzo, ed anche più ristretta, così da per-, metterci di ottenere economia di forze e di accrescere la riserva necessaria per le operazioni finali.
In concreto quest'azione doveva darci il possesso del margine della Val Sugana, e perciò il dominio dell'arroccamento Trento-Feltre, principale arteria di collegamento fra la massa austriaca delle alpi e quella della pianura; consentirci una economia di parecchie divisioni nello schieramento; dare profondità alla protezione del fianco sinistro delle nostre truppe schierate fra Brenta è mare; ed assicurarci piena libertà di movimento e di manovra in ogni direzione quando con sforzi ulteriori volessimo sia puntare in direzione di Trento, sia operare attraverso il Piave.
L offensiva preparata d'accordo con gli alleati, fu pronta a sferrarsi verso la fine di maggio. Ma non potè essere sviluppata. Giungevano già dalla metà di maggio sicure notizie che gli austriaci si disponevano a compiere un poderoso, disperato sforzo contro di noi. Veniva anche sicuramente indicato il settore di attacco, fra Astico e mare. Il Comando Supremo si trovò di fronte al dilemma : attaccare per prevenire il nemico, oppure attendere l'urto per rintuzzarlo?
La prima soluzione appariva la più seducente. Ma,
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