Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio

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      LA GRANDE GUERRA D'ITALIAteria (Brigata Ancona) scalando faticosamente per mezzo di cordate, le impervie pendici di Monte Spitz e di Monte Chior su cui il nemico tentava un'ostinata resistenza erano riusciti ad impadronirsi dei pianori termali, catturandovi 35 cannoni di tutti i calibri subito rivolti contro il nemico in fuga verso Enego.
      Alcune diecine di migliaia di prigionieri e le artiglierie dell'altipiano d'Asiago quasi al completo erano state il cospicuo bottino della 6.a Armata in questa prima sua giornata di lotta.
      Nella pianura, la 3.a Divisione di cavalleria, infranta dopo lunga e abile manovra la resistenza di grosse retroguardie avversarie appoggiate da artiglieria sulla linea San Martino, Sedrano, San Quirino, Nogaredo, proseguiva verso il Tagliamento raggiungendo la piana a nord della città di Pordenone, già occupata alle ore 14 dalla 4.a Divisione che oltrepassò il Meduna.
      La 10.a e la 3.a Armata impiegarono la giornata del 1 novembre ad assicurarsi i passaggi sulla Livenza. La • 10.a Armata riusciva a superare la Livenza fra Sacile e Motta. La 3.a Armata si impadroniva delle teste di ponte di Motta di Livenza e di Tezze, difese tuttora con disperata tenacia dalle retroguardie avversarie.
      La manovra ordinata il i novembre, fedelmente tradotta in atto dai Comandi delle Armate ed eseguita con slancio dalle truppe si delineò nella sua ampiezza il giorno 2 per raggiungere interamente i suoi effetti nella giornata del 3.
      La 1 .a Armata preavvisata sin dal 30 ottobre — sebbene ridotta a sole cinaue Divisioni, più un gruppo alpino, su 60 chilometri di fronte — aveva provveduto a raccogliere nella Val Lagarina una massa d'urto sufficiente per dare un colpo netto e decisivo nella direzione assegnatole : quella di Trento. Occupare Trento fulmineamente significava tagliare al nemico tutte le sue reretrovie dal Brenta al Garda, minacciare anche quelle dei settori ad occidente del lago, troncare d'un colpo la possibilità di combattimenti di retroguardie che avrebbero potuto essere asprissimi, per la facilità di difesa consentita dalle gole montane.
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Storia della Grande Guerra d'Italia
Volume 24. Il trionfale epilogo
di Isidoro Reggio
Istituto Editoriale Italiano
pagine 202

   

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