Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
LA GRANDE GUERRA D'ITALIAGli applausi durano ancora quando l'on. Marcora dà la parola a Luzzatti, che svolge, a nome di tutte le parti della Camera, ad eccezione dei soli socialisti, il seguente ordine del giorno concordato con l'altro ramo del Parlamento :
« La Camera, tutrice della dignità e interprete della volontà del popolo italiano, si dichiara solidale col Governo, gli riafferma piena fiducia per difendere i supremi diritti della Nazione e per conseguire una pace durevole e giusta. »
Luzzatti fra grande attenzione comincia così : — On. Colleghi, dei sacrifici nostri per questa guerra che l'Italia spontanea si elesse, degli effetti decisivi che essa ottenne per il conseguimento della vittoria collettiva, non par sempre chiara la notizia fra gli Alleati e la conoscono meglio i nemici che sentirono i nostri colpi. (Bravo).
L'Italia fu troppo modesta nel proclamare i suoi successi. Questa non è l'ora dei numeri : non ne consente l'esame l'ansia che assale tutta la Nazione. Ma sarebbe inconfutabile la dimostrazione che l'olocausto di vite e di mutilazioni, il peso degli obblighi finanziari, la decimazione delle fortune pubbliche e private ci mettono insieme alla Francia, a cui mandiamo il nostro fraterno saluto e l'espressione di grato animo per l'iniziativa presa alla sua Camera in favore delle rivendicazioni italiane. (Applausi vivissimi).
« Le reintegrazioni di ogni specie che potremmo attenderci dovrebbero essere almeno uguali a quelle degli altri Alleati; ma il Presidente Wilson, che nella Conferenza di Parigi assume una posizione preminente anche per essere a un tempo capo di Stato e di Governo, esente dalle consuete responsabilità del regime parlamentare (bene), dopo lunghe negoziazioni (nelle quali la pazienza nostra è attestata nell'alto discorso del Presidente Orlando), ha conchiuso con quell'atto, argomento di meraviglia e che ferì ogni cuore italiano. (Benissimo! Bravo).
« Si poteva disputarci questo o quel beneficio materiale; ma non era lecito dubitare che il nostro Governo
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