Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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e applicato con bel corredo di cultura e cjon la sicurezza e la temperanza critica d'una mente già assuefatta al ragionare scientifico. Argomento in particolar modo caro al suo cuore d'italiano legato alla Svizzera da tanti vincoli di sangue e d'esperienza, «imo dei miei più ardenti argomenti» diceva, era quello dell'avvenire nazionale dei Grigioni; e quando partì per la guerra stava preparandovi intorno uno scritto, avutane occasione nell'articolo di Giorgio Del Vecchio II ladino al bivio, e dalla polemica che ne seguì nella Ladinia elvetica. Fra le sue carte se ne trovarono due lunghi frammenti, che sebbene non abbiano avuta l'ultima mano, meritano d'essere conosciuti, soprattutto per la vigorosa esposizione storica onde germoglia la tesi amara della fine, prossima o remota, ma irrevocabile, della latinità delle Valli Grigioni, e per quello stile denso, non di rado complesso e faticoso («vedete che so ancora fare i periodi-serpenti!» scriveva in una lettera dalle Giudicarie), in cui è tanta parte del temperamento spirituale di Ferruccio.
Spesso nelle lettere ai suoi cari egli lamenta la difficoltà che trova nello scrivere, e il lavoro di «elucubrazione», di «rumi-namento» che gli costa il mettere in carta le sue idee. Il che non era effetto di steri-
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (20/271)
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