Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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«tutta la mia vita spirituale, che io perciò «in nessuno so trovare e a nessuno posso «dare piacere di compagnia. Poi mentre i «miei principii vorrebbero da me forza di «volontà, capacità, attività più grandi che « mai, prima per difenderli, per imporli con « la parola e con l'esempio, poi per mettergli a tutte quelle opere che essi vorrebbe-«ro (e quante sono!) e per tenermi ad essi « fedele in ogni opera. (e quanto spesso può «esser difficile!), mentre dovrei essere un «uomo di ferro, mi trovo invece ad essere « un uomo di stoppa, ad avere una morbosa «mancanza di forza di volontà, e una, più «che morbosa, addirittura fantastica defi-«cienza di capacità pratica. Sicché tutto «questo non serve a prepararmi prima del «giorno del giudizio che fastidio di me, fa-«stidio degli altri, rovelli, rimorsi; e per «il giorno del giudizio mancanza di ogni « attenuante da ignoranza del dovere, man-«canza di opere meritorie per la beatitu-«dine, mancanza di opere di nequizia ,at-«tiva per la dannazione profonda; e sicura « assegnazione agli sciaurati, che mai non «fur vivi». Così da una concezione assoluta, quasi religiosa, del dovere, da un'esagerata diffidenza delle proprie forze, da ima rigida austerità di giudizio rispetto alle opere sue e alle altrui, nasceva nel giovane
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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