Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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del suo dovere. E ringraziò Dio di non essersi trovato presente un giorno che il suo colonnello, raccolti gli ufficiali del reggimento, ordinò a quelli che sapessero il tedesco, di farsi innanzi, chè sarebbero entrati al servizio dello Stato Maggiore.
A tanto generoso impeto di amor patrio e di sentimento morale parve contrastar la fortuna crudelmente. Il 2 luglio in una strada di Nave Ferruccio fu travolto da un carro militare, di sotto al quale fu tratto con tre fratture alle braccia e alle gambe e una, gravissima, alla base del cranio. Rimase per tre settimane fra la vita e la morte, fra la ragione e la pazzia. Le sue prime domande al ritornare della coscienza, furono: «Gorizia? Tolmino?». Il corso dei suoi pensieri riprendeva là dove era stato bruscamente interrotto, come se interruzione non ci fosse stata. Dopo due mesi uscì dall'Ospedale ; ma nessuno pensava ch'egli potesse ridiventare un soldato valido. Quale profonda, desolata lamarezza nell'ironia di una sua lettera della convalescenza! «Il dispetto per il malaugurato accidente che mi «esclude dalla vostra felicità, scriveva al «fratello, sarebbe quanto mai lontano dalla «saggezza, e io sono sempre sopratutto un «saggio. Come tale, passo, si capisce, le «giornate a far niente, in pieno buon umo-
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (27/271)
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Dio Stato Maggiore Nave Ferruccio Ospedale Gorizia
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