Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
— 18 —
tare i disagi, le fatiche, la morte. Era un'anima aliena da ogni violenza, che non avrebbe fatto male neppure a una mosca, e che passando davanti alle macellerie torceva lo sguardo con ribrezzo ; e seppe vincere in sè ogni ripugnanza e assuefarsi allo spettacolo truce della guerra, sino ad augurarsi lacerate le carni dai reticolati. Tutto ciò senza guastarsi quel suo bel cuore, che la guerra sentiva come un sacro rito di dovere e d'amore, «Questa è» diceva con parole che esprimono l'altezza quasi mistica del suo pensiero, «questa «è la santità della guerra, nella quale gli «ignoranti vedon barbarie,, e questo è in «essa la maggior fonte, di bene: che in es-«sa oggi milioni di uomini faticano e soffrono e si fanno uccidere e uccidono sen-«z'odio, per amore e per dovere, per amore della patria e per il dovere di servirla
| |
Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
|
Pagina (32/271)
|
|