Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      ria e da sperare e da credere; tuttavia questo affievolirsi del lume della vista è cosa delle più tristi per chi lo patisce e per chi lo vede patire dai suoi cari. — Cara mamma, che mi scrive una lettera tutta piena di angustiate sollecitudini per me, che s'è guastata la salute, direi quasi, per la mania di pensare a noi! — Da parte mia, il primo segno di considerazione per la sgraziata nuova è questa lettera, stessa che scrivo, della quale vedete il carattere che si va facendo più grande a mano a mano che dalla distrazione del principio me ne fo meglio presente lo scopo. — Perchè del resto, mi sarebbe difficile, con tutto il bisogno che ho pure di passare come posso il tempo con voi, ma mi sarebbe difficile di allungare in una lettera quel mio solito secco secco manipo-letto di notizie, con cui già stento a riempire una cartolina. — Ci sarebbe, è vero, oggi, almeno voi vi aspettate, da dir qualche cosa del sergente. Ma in realtà è assai poco. Ieri mattina son partilo dal campo, al mio reggimento mi han dato i galloni, alla sera ero già al nuovo reggimento. Ma siccome quella compagnia cui sono assegnato (14.a) è essa stessa al campo, così io sono per ora aggregato ad un'altra (10.a). E questo non essere nè di Dio nè del diavolo mi ha posto finora in ozio assoluto sì, ma non d'altra parte abbastanza libero da poter essere altrimenti proficuo e piacevole. Per


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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