Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      sarebbe Edolo. Speriamo che io a quella partenza e a quell'arrivo non manchi! Oltre a tutto, questa guerra di montagna deve essere la mia guerra. Che cosa dite, parlando delle nostre marcie, di «fatiche» da «sopportare coraggiosamente » '? Sì, facciamo un allenamento, che si può anche chiamare intensivo, oltre che istruttivo (le prime esercitazioni ed istruzioni serie, mi pare, da che son sotto le armi); sì, i nostri soldati si lamentano delle fatiche.... Ma essi stessi alla prima fermata, per la virtù della montagna sono più freschi di prima; e il vostro Ferruccio, quando ha regolarmente maledetta la sveglia troppo mattutina, va su per la montagna e mena su i suoi armigeri, come se dovesse andare a menarli a nozze. Non brucia questo sole, non opprime questo caldo. E mezza giornata è poi lasciata al più placidamente riposante riposo delle membra e dello spirito. Di solito a casa nostra, qualche volta, felice e fortunata, su in montagna: come ieri, che ci siam portati su una delle più elevate tra le modeste vette del contorno (Monte Conche 1100 m. c.a) e ci abbiam posto le tende. Io col mio plotone ho avuto la fortuna di essere destinato ad accamparmi proprio sul cocuzzolo: di lì vedevo, ogni volta che le nuvole si squarciavano, il Lago di Garda, il Monte Baldo, le prime vette del Trentino.... Che bella giornata, cari; e che buon sonno la notte sotto


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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