Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      la tenda! Che dolce e fruttuosa comunanza con i propri soldati, in una sola mezza giornata di vita isolata in montagna....!! Come facile e come lieto farli lieti di un po' idi vino o di qualche sigaro! — Veramente se ho da lamentarmi (per non parlar neppure, si capisce, dello scorno di menar vita di pace in tempo di guerra) ma se :ho da lamentarmi, si è soltanto di non essere in una regione più vaila, tra montagne più alte e più interessanti di questè. Il caldo l'ho, lo abbiamo veramente sofferto un sol giorno, il più caldo e afoso della stagione, nel quale siamo slati accampati sopra una schiena arida e nuda «a far la guardia agli areoplani». Siccome qui la guerra si può pensarla soltanto portata dagli areoplani e siccome d'altra parte sta bene che un reggimento mobilitato, non lontano dal confine, abbia qualche impiego bellico, così è stata trovata questa corvée, che una compagnia si accampi sopra un'altura a segnalare e a prendere eventualmente di mira gli areoplani nemici.... Il simile, in altro luogo, si faceva quel giorno che voi mi siete venuti a trovare. — Ma credo bene che il caldo si soffra a Milano e imagino le condizioni della mamma. Pensate presto alla campagna: la quale, se in quella vociacela dell'Eritrea non fosse nulla di vero, e vera fosse invece la diceria di Edolo, perchè non sarebbe l'alta Val Camonica? — Tanto


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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