Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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che noi, via, si possa pensare in queste calde giornate a te senza inquietudine, di giugno a te a Milano? Per amor nostro, che abbiamo bisogno oggi di esser tranquilli sui nostri cari e di serbarceli sani e lieti per il giorno che torneremo a goderceli e a goderci tutte le dolcezze della Vita, che essi saran venuti intanto accumidando per premio di questi faticati eroi, per amor nostro, per la nostra pace, e la nostra quiete, vieni via, vieni via subito. Pensare a te a Milano o pensare a te in montagna, per noi fa la differenza che tra sapere la mamma malata e languente o saperla sana e lieta. — E l'Enrico di cui ho toccato? Penso tanto anche a lui, ma, devo dirlo con vergogna, ancora non gli ho scritto. Vero che neanche lui ha scritto a me, e che (o mi inganna la solita differenza di misura tra giudicare se stesso e giudicare gli altri) che mi pare avrebbe qualche cosa di più interessante da dir lui a me (di Cuneo, del suo corso, de' suoi esami, della promozione) che io a lui di questa mia indescrivibile vita di guerra. In ogni modo ora mi voglio far vivo. E spero che lui con me si faccia vivo ormai da sottotenente. — Addio, chiudo la mia lettera. È una lettera di guerra: non badare alla scrittura, allo stile.. È quale si può buttar giù tra una fucilata e l'altra. Me la fa interrompere così bruscamente un attacco nemico. Potrebbe esser l'ultima. Tientila sul
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (54/271)
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Milano Vita Milano Enrico Cuneo
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