Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      e di provarmi che non sono inferiore al mia còmpito. Se anche i miei quattro mesi di amaro far niente si facciano in queste prime corse sentire, e mi diano qualche inferiorità di fronte a chi ha invece per sè due mesi di salutare lavoro e di preziosa esperienza. Ma lasciate passare una settimana.... Più che mai si viene confermando che la nostra missione sarà verisi-milmente di fare la guardia tutto l'inverno ad altezze tra i 1800 e i 2600 metri, con rade occasioni d'altra parte di scambiare pallottole. Il nostro battaglione è ora, per il novembre, nel settore più basso, quello del passo, in una specie di riposo, il dicembre invece lo porterà sulle cime. La nostra compagnia è come tale accantonata in baite che non fanno qui alla vita di tutti i soldati in generale e alla nostra di ufficiali in particolare nulla di particolarmente disagiato: mura, tetto, fuoco, sacco di pelo su affusti di letto, seggiola, tavola, catino, ecc.; la mensa poi particolarmente buona e confortevole. Per me questo inizio così poco aspro è particolarmente opportuno. Ma proprio la nostra compagnia ha due plotoni distaccati, dei quali uno sovra una cima a circa 2500 metri; sicché io non ho ancora visto Mira, che lo comanda, ma, se non prima, lo vedrò tra cinque giorni, quando gli andrò a dare il cambio. A questo come ad altro, per l'esperienza che faccio e per quel che sentoSalvioni. Lettere dalla guerra. 4


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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