Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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inio fisico e quel po' di allenamento che ora ho tempo di fare; infine le vicende guerresche, a quello che si può ragionevolmente prevedere, così poco avventurose e sanguinose come possono desiderare mamme meno coraggiose della mia. La quale perciò cerchi di conservarsi in quella quiete d'animo, che varrà a conservare lei in istato di potere senza fatica ricoprire di agi i figli reduci gloriosi dalle fatiche della guerra. Fatiche e gloria, che son del resto piuttosto dell'Enrico, come dall'Enrico vi posson venire se mai ragioni d'amorosa inquietudine. Ma ne avete notizia adesso, dopo il lungo tacere ? Penso di sì e vi prego di volermele comunicare. Io cercherò di ricambiarvi con le mie minuzie. Alle quali oggi aggiungo i saluti cordiali di cui m'incarica costantemente il mio non capitano Locatelli. Ringrazio il papà della lettera che ha scritto al capitano Pierucci, cui questi accenna, ringraziandomi della mia in termini di molto troppo lusinghieri, ma che almeno mi provano essere io riuscito a esprimergli qualche cosa dei miei sentimenti. Addio.
Ferruccio.
!) Vedi le lettere LXI-LXII. — Il di poi tenente colonnello Goffredo Pierucci, allora capo-chirurgo nello spedale militare principale di Brescia, e testé perito, compiendo sino alla fine tutto il suo dovere, sul silurato Tripoli. Si deve in molta parte alla sua sapienza e al suo cuore, se Ferruccio potè pienamente ® rapidamente rimettersi dal disastro di Nave.
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (67/271)
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