Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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sante lavoro; anche il nostro (il mio certo, ma credo in verità quello ancora dell'Enrico) è un riposante e fortificante e consolante lavoro: se tu nelle tranquille condizioni di casa, fossi tenuta in compagnia non da ansie, e da sollecitudini sulla nostra sorte e sulle nostre condizioni, ma dal certo pensiero che queste sono per noi in ogni caso felici, e poi del resto, per favore delle circostanze, non eccessivamente malsicure e disagiate; che se un pensiero ci angustia è quello di te, che già debole per amore e per causa nostra, le non necessarie angustie di questi tempi possono prostrare ancor più; che quando un tale stato d'animo non è invece dalla nostra fortuna ragionevolmente giustificato, che invece è giustificata per noi altri due l'ansia per te e insieme la pittura piena di compiacimento del giorno in cui ci potremo ritrovare noi lieti della pace vittoriosa e dei rinnovati agi casalinghi, tu della nostra «gloria» e degli agi che ci hai preparato tu: se tu ti potessi indurre in questo stato d'animo lieto e tranquillo e pure pienamente ragionevole nelle nostre condizioni, veramente tu toglieresti a noi l'unica angustia in cui siamo e ci assicureresti di una gioia del ritorno degna di essere accarezzata nel pensiero anche da così arrabbiati guerrafondai come noi. — Che lunghe chiacchiere finisce a dettare anche a me l'amore di terra lontana! Ma voi ricam-
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Enrico
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