Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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militare. Che sono a Storo, che sto benone, che non faccio più di mangiare, bere e dormire; che un giorno o l'altro ci avvieremo per Val di Ledro; che allora scopriremo finalmente che cosa siamo venuti a fare. — Storo è un villaggio interessante, che dimostra nell'antico abitato origine, agiatezza, decoro antichi: palazzotti patrizi di montagna, fontane, una bella chiesa. La popolazione sono donne, vecchi, bambini, dai 18 ai 50 anni; il resto dei maschi è a combattere con il nemico del signore di oggi: e neanche contro di esso qua attórno; ma chi sa dove, in Galizia, in Serbia, magari nel Belgio o in Lituania ? Dal 23 di maggio, nessuno ne sa più nulla. Fortunati quelli che come la mia padrona di casa l'ha saputo prima prigioniero dei Russi! Oh che tragica condizione di cose per questa povera gente! Oh che singolare condizione per noi! Oh che cosa umanamente caritatevole e politicamente vantaggiosa, s'e si potesse profittare di quella che fu già un'offerta dello Zar, la consegna dei prigionieri austriaci di nazionalità italiana! — Questa Storo è sprofondata in un pozzo di rocce a picco che somiglia a una bolgia dantesca, e specialmente in questo che d'inverno non ci brilla raggio di sole; una fessura che in essa si apre, una spaccatura che tra rocce si mantiene sono l'imbocco e il corso della Valle di Ledro. Ed io vedo gratis, anzi pagato, questo
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (80/271)
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