Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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l'ozio che i non grandi agi dell'ambiente, la mia poco grande capacità di mettere a frutto il tempo o di scovare il passatempo, e il sommarsi e il moltiplicarsi di questa per quelli, e poi il rovello che dà ogni tanto un pensiero dedicata a queste proprie virtù, e la mortificazione di non mettere a frutto tanto tempo nò per opere di guerra nò per educazione dei soldati, quell'ozio che per tutto questo non sa neppure essere piacevole alla pigrizia è il nostro solo mezzo di menare il giorno. Fortuna che io ho oramai .l'abitudine fatta al gusto di ogni ozio! E se non fosse così, allora l'intelligenza e la coscienza (non andrebbero scompagnate da quell'iniziativa e quella operosità, che per me e per quelli che dipendono da me e forse per molti che stessero accanto a me toglierebbero la possibilità di giornate tali. Questa è la mia maledizione, che ho un ideale e un gusto di vita i quali tengo per i soli buoni, e dei quali debbo fare un dovere a ogni uomo. Ma in nessun altro li ritrovo, ed essi signoreggiano tuttavia per tal modo tutta la mia a'ita spirituale, che io perciò in nessuno so trovare e a nessuno posso dare piacere di compagnia. Poi, mentre i miei principii vorrebbero da me forza di volontà, capacità, attività più grandi che mai, prima per difenderli, per imporli con la parola e con l'esempio, poi per mettermi a tutte quelle opere che essi vorrebbero (e quante so-
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (85/271)
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