Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      mesi è lontano da casa e privo di vacanza (se non di ozio: brigata Cuneo!): riammesso come sono nell'esercito combattente (sebbene brigata Cuneo), il dono natalizio per combattenti non mi pesa già come la pozione di convalescenza; per reduci dall'ospedale e non mi rimpicciolisce le dolcezze di quella vacanza. Ma sopra tutto una vera, aspettatissima dolcezza sarebbe se, coincidendo la mia colla licenza dell'Enrico, essa mi desse di ritrovarmi con lui. E ne go-dreste certo anche voi. E, siccome nel giro del turno che si stabilirà dentro nel proprio corpo, qualche adoperarsi allo scopo non sarà impossibile, così all'Enrico ho già scritto che anch'egli si adoperi, che anzi tutto almeno si tenga su questo argomento in corrispondenza con me. Speriamo che qualche cosa secondo i nostri desideri ne venga fuori. — Nel che confidando vi lascio. Vi lascio anche per non compensare il troppo lungo silenzio con una troppo spaventosa loquacità. Vivete sani. Felici, per quanto a noi è concesso di felicità, oggi avete assai maggior modo di essere che da molto tempo in qua. Almeno, vedo qualche ragione di contentezza, e nessuna di particolare fastidio. Penso, dicendo questo, specialmente alla mamma: alla quale vorrei che queste condizioni recassero veramente, come possono quali poche altre occasioni, un riposo dell'animo e del corpo. E sappiamo che per la sua salute


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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