Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      gnificamente poi col binocolo ne scorgiamo i particolari: scarpate di terra, tratti di muraglia sa Dio come corazzati e blindati, e corazzate e blindate cupolette, e attorno piccoli e diroccati edifici secondari e grandi, e tane, difese accessorie, e dappertutto i segni, le scalfitture dei nostri colpi.... Poiché, passando dalla poesia del paesaggio alla musica e alla pirotecnica, il duello italo-ausfriaco di cannoni e il fuoco d'artifizio sono continui. Partono i nostri colpi e dalle nostre batterie minori che io non so già dove siano appostate, e dai 280 sotto alla Santa e dai 305 presso il laghetto d'Ampola; valicano magari, come questi ultimi, la montagna; quasi noi di qualcuno sentiamo il rombo di partenza, di tutti il fischio del lungo viaggio che li conduce a passar sopra le nostre teste, poi vediamo battere i minori qua e là dove ricercano sa iddio che cosa, i maggiori su quell'eterno Por.... che scalfiscono, e al quale fan diventare di quel coloraccio quanto esso vuol lasciar vedere di muraglie. E lui poi è anche più sfacciato nell'opera sua. Da qui, dove vi sto scrivendo sdraiato al sole (e poi ci si lamenta della guerra invernale!) e dove sono cullato appunto dalla musica d'artiglieria, posso vedere il lampo, distinguere la torretta donde si sprigiona, poi vedere un po' di fumo, poi, con suo comodo, sentire il rombo, poi l'allontanarsi del proiettile in direzione di
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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