Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      Val di Ledro. Ogni tanto poi qualche proiettile, granata, shrapnell, che scoppia fumigando un po' meno lontano, ogni tanto volo di areo-plani: ieri, per esempio, evoluzioni di due nostri e uno avversario alla musica di una mitragliatrice « posa ». Ma la fortuna che proprio non si ha, che non ha nessuna di tante vedette, si è di vedere da, vicino o da lontano, in qualche punto di questa conca piena di case e di strade, una i. r. anima vivente.... E chiacchierando perdo il posto per gli auguri di Natale.... e per la risposta a certi dubbi della mamma.... Ma a questo proposito, poi che siamo discesi dalle altezze incomode, ci siamo avvicinati a luoghi dove qualche comodità è acquistabile, e ci avviciniamo, insomma, a una licenza, quel pacco che non è ancor venuto, può senza rimorso tralasciar di venire. — Addio, buon Natale.
      Ma no, riprendo, qui da Condino dove siamo discesi stamattina dal belvedere, sul quale stavo a scrivervi ieri sera. E qui, se mancano le « attrazioni » di un belvedere, e quelle particolari del belvedere che io vi descrivevo, scrivo però a un tavolino, in una stanza con un letto, dopo un pranzo caldo a una tavola imbandita! Sono piaceri anche questi! Ma la gioia più grande è stata il vostro letterone che mi attendeva. Ripeto, quanto si desidera la vostra compagnia in questa condizione, e che gioia reca la


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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