Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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e dolci e dolci. Tante grazie, quanti dolci! E una letterina per soprammercato; che è l'unica mercanzia in póter mio per il ricambio; ma di tal prezzo voi sapete bene, che due righe sue ripagano ad usura la copia e la squisitezza dei vostri dolci. Le quali sono pure sterminate! Ma una lettera di Natale dal fronte!... Del Ferruccio!... — Il qual Natale al fronte, al fronte delle Giudicane, è il più confortevole che dar si possa. È milanese. Non sono i milanesi scopritori e gelosi custodi del vero succo della delizia festiva ? Vero è che per loro di ogni delizia è condizione «il Milano», la vicinanza, non dirò della Madonnina, ma della Galleria, segnacolo simbolo quintessenza, tut-t'insieme, della vita, corporea e spirituale, del milanese d'oggi, l'oggetto nel quale si riassumono tutti i suoi affetti per la città, fuor della quale non è vera vita. E la Galleria Vittorio Emanuele qui è lontana! E gallerie di trincea non la rivalgono. Ma, dicevo, il nostro Natale, nella sua miseria, sì, di «festa» fatta fuor di Milano, è milanese nella copia di quelle delizie che delle «feste» sono l'essenza; nelle delizie della gola. Pensate a tutti i contributi privati del genere vostro-mio (ma ce ne sono di ben più titanici: quello di Mira, per esempio, che va da un panettone di 5 chilogrammi a un ben rosolato arrosto!). E aggiungeteci la pubblica spesa della mensa, per la quale sono stati
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (100/271)
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