Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      scarsi al direttore quattro giorni di corse per Milano! E anche i soldati hanno avuto qualche cosa da stare allegri. Ai quali un po' di allegria culinaria e in verità, per le privazioni alquanto maggiori delle nostre in cui li tiene il regime del rancio (non per questo nè gramo nè famelico, ma insomma neanche nè luculliano nè pantagruelico, e poi sempre quello) e per le minori risorse in consolazioni di altro genere (oh, intendiamoci, non di «consolatio-nes philosophiae » intendo con questo accusare i colleghi!), un po' di allegria culinaria, dico, è veramente per i soldati a buon diritto delle più desiderate e delle più benvenute. Anzi, delle più veramente umane, se si possa almeno nel giorno del Natale a questi uomini civili, e buoni, dei quali molti da tre anni son lontani da casa, tutti da sette mesi non siedono più ad una tavola, se si possa alzar loro l'allegria culinaria ad un'ora di gaiezza conviviale. — Dunque essi hanno avuto per cura del battaglione un torrone, un'arancia, una tavo-lettina di cioccolata per uno: da noi della compagnia un rancio così congegnato che toccasse loro con la minestra un bel salsicciotto, e lo stesso si complicasse in un «ragout»; io poi per i miei sessanta sono riuscito, con assai meno di quattrini che per il loro Natale sarei stato lieto di spendere, a metter su un'agape che andava dal salato, attraverso del risotto e del-


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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