Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      dita Condino. Come Storo, del resto. Ma là esse mostravano l'antico anche nell'aspetto di decadenza; qui mostrano nel lindore la continuità del benessere che le ha fatte nascere: mentre già il loro pregio di arte e di antichità non è di quelli che, a parlare di moderno lindore, si freme di presago spavento. E il benessere e il lindore si vedono anche dentro, attraverso alla presente devasLazione. Noi nella nostra vita materiale ci avvantaggiamo di quel benessere e di questa devastazione. Se gli ufficiali (non io però) si godono belle stanze ben mobigliate, letti candidi di lenzuola, tepori di stufa, e ninnoli e libri (chi ne vuole), anche i soldati lì si rallegrano di agi nella guerra e anche nella pace della caserma insperati. I miei, per esempio, non hanno avuto se non da rovistare nella baraonda della cucina e delle camere delle case dove hanno i loro dormi-torii, e da accendere il fuoco sul focolare per cuocersi ottimamente e signorilmente imbandirsi la loro cena natalizia.....
      Cari, questa lettera è stata scritta nella giornata stessa di Natale. Poi punto, anzi, a quel che vedo, neanche il punto, fino a oggi giorno dell'Epifania. Nel quale mi decido a mandarla via così com'è. La storia non ve la faccio perchè voi la sapete, ed io vi metterei quindici giorni a condurla a metà. E fate conto phe


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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