Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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XXVIII.
Condino. gennaio 16.
Cari, dopo il succedersi delle voci della vostra ansia crescente (così gentili e sommesse sempre per amor mio, e che io tuttavia non avevo quasi più oramai il coraggio di scorrere), dopo il pacco della mamma ricco e gradito e benvenuto più che mai quassù per sè medesimo e per il segno d'amore, ma pur grandissimo argomento di vergogna, poi che ne tornava apportatore a me quegli che era stato messo a voi della mia ultima lettera, e io questa nei venti giorni, ancora non avevo fatto diventar penultima: dopo questi tanti argomenti di mortificazione e di rimorso, mi è giunta finalmente quassù apportatrice di letizia grandissima, di una letizia di liberazione, la vostra cartolina di ricevuta. E rimaniamo con questa letizia e lasciamo il resto dell'argomento non lieto.... Quassù, dico, cioè agli avamposti. Che vuol dire dal luogo dove dormo, se pur vestito, o almeno giaccio, dalle 7 di sera alle 6 del mattino, dove le ore di veglia trascorro a percorrere un paio di volte i quattrocento metri di salita del mio «fronte», soffermandomi in ciascuno degli ieri dodici, og-
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (110/271)
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